Tra pochi giorni
inizieranno le prove di esame. Vorrei ricordarvi alcune cose e fare
alcune considerazioni.
Quali sono le prove
di esame?
L’esame consiste
di 5 prove scritte: Italiano, Inglese, Spagnolo, Invalsi e
Matematica. A cui si aggiunge il colloquio orale.
Come si calcola il
voto di esame:
Il voto di esame si
calcola facendo la media dei voti delle prove di esame più la media
della pagella di giugno.
Facciamo alcuni
esempi:
Mettiamo che un
ragazzo arrivi all’esame con la media del 7.
A tutte le prove
scritte prende 7.
Alla prova orale 10.
Quale sarà il suo voto?
V=(7+7+7+7+7+7+10):7
= 52:7 = 7,43 il voto finale è 7
Mettiamo che al
colloquio orale prenda 4:
V=(7+7+7+7+7+7+4):7
= 46:7 = 6,57 il voto finale è 7
Mettiamo che un
ragazzo arrivi all’esame con la media del 9.
A tutte le prove
scritte prende 9.
Alla prova orale 10.
Quale sarà il suo voto?
V=(9+9+9+9+9+9+10):7
= 64:7 = 9,14 il voto finale è 9
Mettiamo che al
colloquio orale prenda 4:
V=(9+9+9+9+9+9+4):7
= 58:7 = 8,12 il voto finale è 8
Per confermare il 9
al colloquio orale deve almeno prendere 6:
V=(9+9+9+9+9+9+6):7
= 60:7 = 8,57 il voto finale è 9
Appare chiaro che il
voto, se non in casi particolari, si forma sopratutto dal risultato
delle 5 prove scritte. Per rimediare a questo stato di cose dal
prossimo anno scolastico verrà cambiato l’esame di stato del primo
ciclo di istruzione: dall’esame uscirà la prova Invalsi che verrà
svolta ad aprile e ci sarà una unica prova scritta di lingue
straniere. Il voto si formerà facendo la media dei voti delle tre
prove scritte con il colloquio orale, e poi facendo una ulteriore
media tra la media ottenuta e quella proveniente dai voti della
pagella di giugno.
E' pacifico che tutti gli insegnanti, e gli stessi alunni, vogliono
svolgere l’esame nel miglior modo possibile, e cercare di ottenere
il massimo da ciascun candidato.
Le norme che regolano l’esame di Stato sono innumerevoli, quella che
al momento regola il colloquio di esame è il Decreto Ministeriale 26
agosto 1981, che riporta:
“La
sottocommissione programmerà - tenendo conto dei successivi criteri
– in piena coerenza con le linee della programmazione educativa e
didattica attuata nel corso del triennio, anche l'impostazione
essenziale dei colloqui come momento di approfondimento di aspetti
culturali, non necessariamente pertinenti ciascuna disciplina. Le
linee offerte - disciplina per disciplina – non costituiscono
invito alla commissione a condurre il colloquio attraverso
l'accertamento della preparazione conseguita nelle singole
discipline, ma intendono offrire alcune indicazioni metodologiche per
la conduzione del colloquio pluridisciplinare in modo che esso - come
si è detto sopra – accerti, anche attraverso il coinvolgimento
indiretto delle varie discipline, la maturità globale dell'alunno.”
La CM
48 del 31 maggio 2012:
“Il
colloquio pluridisciplinare, condotto collegialmente alla presenza
dell’intera sottocommissione esaminatrice, verte sulle discipline
di insegnamento dell'ultimo anno (escluso l’insegnamento della
religione cattolica), consentendo a tutte le discipline di avere
giusta considerazione.
Il
colloquio è finalizzato a valutare non solo le conoscenze e le
competenze acquisite, ma anche il livello di padronanza di competenze
trasversali (capacità di esposizione e argomentazione, di
risoluzione dei problemi, di pensiero riflessivo e critico, di
valutazione personale, ecc.). Al colloquio interdisciplinare è
attribuito un voto espresso in decimi.”
Queste
ad oggi sono le fonti normative, ma tra insegnanti e dirigenti è da
tempo diffuso un modo di pensare ben espresso dal DS Pier Giorgio
Lupparelli che pubblica da anni un Manuale del Presidente della
Commissione d’Esame:
“Vorrei
esprime un parere sulla tendenza di alcune sottocommissioni a
impostare il colloquio sulle cosiddette “tesine”. Questa modalità
trae origine da una certa interpretazione del DM 26 agosto 1981 sugli
esami di “licenza media” che ha inciso praticamente per più di
30 anni (ed incide tutt’ora) nella conduzione dei colloqui.
Personalmente ritengo che il ricorso alle “tesine”, presentate al
colloquio come lavori belli e confezionati da parte degli studenti,
non sempre contribuisca ad attivare meccanismi utili per la
valutazione da parte degli insegnanti o sia pienamente gratificante
per i pregevoli lavori ed eccellenti attività che sono realizzate
ormai in numerose scuole. Insomma, non mi piacciono le “tesine” e
a queste preferisco di sicuro la spontaneità che nasce
dall’intelligenza dei candidati. Inoltre da alcuni anni si sta
talvolta sviluppando una tendenza nella gestione del colloquio,
caratterizzata dal fatto che alcuni insegnanti si limitano ad
assistere alla sola videoproiezione di un lavoro realizzato dallo
studente (alla Piero Angela per intendersi). Attenzione, perché
questa forma di conduzione del colloquio può correre il rischio di
non essere aderente alla normativa, non tanto per l’uso della
tecnologia “amica”, considerato che ormai tutte le scuole hanno
le L.I.M. o altri ambienti per un approccio tecnologico
dell’apprendimento, quanto per il fatto che occorre, in alcuni
casi, riparametrarne i criteri e la sua valutazione. In definitiva è
in sede di esame ed anche attraverso il colloquio che l’intera
sottocommissione deve interagire con il candidato e valutare, come si
è detto prima a proposito della cm 49 del 20 maggio 2010, la
“capacità di esposizione e argomentazione, valutazione personale,
risoluzione dei problemi...”.
Visto
che la maggioranza dei colleghi della scuola condivide questo
pensiero mi adeguo e quest’anno anche la sezione D della San
Bernardino tornerà ai bei tempi del calamaio in cui si valuta “la
spontaneità che nasce dall’intelligenza dei candidati”,
risparmiandoci quella inutile mole di lavoro che sta dietro alla
progettazione ed all’articolazione di un valido percorso di esame
che possa essere di volta in volta integrato ed arricchito.
In
bocca al lupo a tutti.
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